Ricerca sul campo: azioni educative

Ricerca sul campo: azioni educative

Introduzione

Attraverso gli obiettivi definiti dal Consiglio di Barcellona per il 2010, si evince che una percentuale pari al 23% circa dei bambini sotto i tre anni, usufruisca di un servizio educativo. È una nota molto positiva, ma che negli ultimi dieci anni non ha visto grossa crescita e risposta ed è ancora lontana dagli obiettivi fissati dal Consiglio di Unione Europea, teso a sostenere la conciliazione della vita familiare e lavorativa e promuovere la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.[1]

Emerge la necessità di porre attenzione su ciò che viene proposto, affinché vi sia una metodologia uguale per tutti.

È importante che i servizi rivolti all’infanzia, quindi alle famiglie, possano garantire pari opportunità. L’obiettivo principale deve essere dunque quello di permettere il diritto dei bambini di godere di luoghi e di spazi di qualità, sostenendo la genitorialità e i tempi di relazione e di lavoro.

Questo progetto si sviluppa dall’interesse per un ambiente interno, ma anche esterno. 

Ha visto un’azione attiva nel servizio educativo della Ludoteca La Carrozza di Hans di Firenze, sita nel Q4. Dopo una lunga, accurata, attiva azione sul servizio, si è sentita la necessità di ripensare l’ambiente in funzione di rinnovate risposte rivolte all’utenza, in grado di permettere sempre più qualità e efficienza. 

La ricerca ha messo in evidenza la necessità di promuovere un unico ambiente ludico, ma anche di apprendimento e sviluppo, per i bambini, ma che al contempo fosse di sostegno per le famiglie, primi autori educatori dei figli e considerati, all’interno del servizio, come partner fondamentali del progetto stesso.

Il principio è fondato sulla co-educazione, il co-protagonismo all’interno di un servizio che ha come caratteristica quello di essere ludico-educativo. 

La Carrozza di Hans, porta avanti tra i suoi valori, l’importanza della partecipazione attiva della famiglia nella realizzazione delle attività. L’adulto accompagnatore all’interno della ludoteca non esaurisce il suo ruolo nella “sorveglianza”, ma è attore protagonista.

Gli spazi della ludoteca possono e devono essere una risorsa per la relazione, un luogo di incontro con il proprio figlio. 

Le famiglie devono poter avere spazi ricchi di stimoli nuovi, garantiti da un personale efficiente e preparato, che con il suo agire, sarà primo esempio di relazioni educative, momenti di convivialità, scambio e conoscenza.

Gli educatori sono preparati e aperti all’ascolto, alla mediazione e portatori di strategie di intervento attivo teso alla cura della persona.

L’attenzione posta alla relazione è il primo messaggio pedagogico trasmesso, veicolato attraverso la comunicazione che a sua volta da forma ai partecipanti.

“Le relazioni sono il canone di ciascun soggetto, nella relazione, il bambino nesce e, sempre, nella relazione il bambino impara a percepirsi come individuo separato, attraverso le relazioni interpersonali il bambino apprende i saperi del mondo e, in fondo, l’apprendimento dei primi anni di vita, fino alle soglie dell’adultità, è veicolato dalle dimensioni positive o negative del relazionale”.[2]

L’intervento attivo ha implicato il superamento della mera comunicazione e condivisione delle informazioni, spinto alla lettura e all’accoglienza del bisogno dell’adulto, invitandolo a stare nella relazione e nel gioco con spontaneità e autenticità. 

La ricerca ha previsto un tempo di osservazione del servizio e della sua funzionalità, un tempo dedicato alla tessitura di rapporti educativi, basati sulla fiducia e sull’accoglienza. Occasioni che hanno permesso di comprendere le reali necessità dell’utenza, ma anche del personale attivo sul posto di lavoro e quindi di poter preparare risposte che non si appellassero esclusivamente alla teoria pedagogica, ma bensì, concrete risposte che hanno l’intento di calare il sapere scientifico all’interno del vivo tessuto sociale che si è andato creando all’interno dello spazio educativo, estendendosi ad una realtà riconosciuta su tutto il quartiere e anche oltre.

Sarà, in questo scritto, da prima preso in esame l’importanza dello sviluppo del bambino e degli aspetti che lo caratterizzano e successivamente verrà affrontato il percorso di evoluzione che ha permesso di realizzare modifiche sugli spazi del servizio educativo della ludoteca La Carrozza di Hans, ponendo particolare attenzione alla stanza dedicata alla fascia dei bambini e delle bambine da 0 a 3 anni.

In allegato sarà possibile consultare le medie di frequenza dell’utenza, oltre ai dati relativi alle iscrizioni che hanno visto l’incrementare della fascia su detta a seguito delle migliorie proposte al servizio, nate e promosse a seguito dell’osservazione e del confronto avuto con l’utenza, permettendo di riflettere e progettare risposte pedagogiche calzanti e funzionali[3]

  1. I primi 1000 giorni di vita

Negli ultimi tempi, genitori, ma anche le scuole e i sistemi educativi, sono chiamati a mettere in gioco particolare attenzione al periodo iniziale dello sviluppo della vita di una persona, inteso come i primi 1000 giorni.

A questa riflessione si pone l’accento anzitutto perché la plasticità neuronale rappresenta la facoltà del cervello di modificarsi costantemente in funzione alle differenti esperienze.

Il cervello, è pressoché identico in tutti gli esseri umani, ma ciò che si diversifica sono le reti neuronali che vanno a determinare l’individualità del soggetto. Ciò è possibile perché le reti neuronali si costruiscono nell’individuo sulla base di esperienze che derivano dall’ambiente.

Durante il tempo pre-natale e nei primi anni di vita successivi alla nascita, la plasticità è ai livelli massimi, ecco perché le ricerche affermano l’importanza fondamentale dei primi 1000 giorni di vita per lo sviluppo fisico e mentale del bambino.

Ciò implica una grossa responsabilità per chi si occupa dei bambini, a partire dai genitori (o cargiver), per poi riguardare anche educatori e operatori sociali e sanitari.

Nella fase embrionale e fetale è necessario porre grande attenzione agli stimoli e a tutte le informazioni che vengono trasmesse al feto. In riferimento a ciò, è utile porre attenzione al fatto che il riferimento all’ambiente dove si è inseriti, non equivale solo allo spazio-luogo dove si è immersi, ma si fa particolare riferimento anche alle condizioni che affronta la madre. La qualità psico-fisica nella quale si trova, l’alimentazione e quindi ciò che ingerisce, la più o meno possibilità che ha di incontrare infezioni o infiammazioni, fino a riguardare anche lo stress che può avere effetti dannosi, sono elementi assai importanti che devono essere presi in considerazione.

Consapevoli di ciò, diventa opportuno porre particolare riflessione sulla qualità di vita e dunque sui rischi e le opportunità, che si possono promuovere durante lo sviluppo di vita di un bambino. 

È doveroso conoscere e fare cultura del piano evolutivo, ovvero fare luce su quelle tappe fondamentali per lo sviluppo delle capacità cognitive e emotive del bambino, per poter svolgere al meglio la funzione di “educatore”.

Il ruolo della voce, dunque della musica e poi del gioco, promuovono le potenzialità dello sviluppo psicosociale e psicomotorio del bambino.

Un’attenta riflessione e quindi un’accurata condivisione in chi ruota attorno alla crescita del bambino, permetteranno di divulgare strumenti ideali per favorirne lo sviluppo.

Ecco dunque la premessa per un’attenta valutazione che ha portato alla realizzazione del progetto qui descritto, il quale si è concentrato non solo sul visibile, ma anche su ciò che non appare, avendo dunque cura anche di quei genitori che hanno ancora il figlio in grembo. Le famiglie che accedono al servizio hanno la possibilità di trovare un ambiente confortante e sereno, nel quale possono nascere relazioni tra pari, ma anche occasioni di confronto con il personale, il quale è pronto e attento ad aver cura della relazione. Inoltre sono attivi servizi tesi al sostegno genitoriale, con professionisti esperti nel settore pre e post nascita, con l’intento di garantire una rete che garantisca al tessuto sociale di accedere a tutti i servizi di cui ha bisogno. 

  • I bisogni specifici nella fascia 0-3

La gravidanza e l’arrivo del bambino porta con sé grandi cambiamenti che richiedono un sistema d’adattamento forte e una robusta rete di sostegno. 

I miti sulla maternità portano a credere che si tratti di un processo che possa comportare solo gioia e serenità, in cui le madri sono sempre felici pronte a dedicarsi completamente ai loro bambini; sembrerebbe che una madre non possa provare tristezza, paura, sofferenza ed insicurezza o anche sensazioni di debolezza. 

Nei primi giorni dopo il parto è frequente una condizione chiamata “baby blues” nella quale lo stress dato dal nuovo cambiamento di abitudini e dai nuovi equilibri ormonali si accompagna a sensazioni di inadeguatezza e di insicurezza nella gestione del nuovo arrivato. Sentimenti di angoscia, paure, rabbia e sensi di colpa sono normali reazioni che tutte le puerpere possono provare. 

Numerose anche le donne che possono soffrire di Disturbo Post Traumatico da stress.

“Quando la realtà è diversa dalle nostre aspettative, allora andiamo incontro ad una perdita del nostro sogno ed abbiamo reazioni di struggimento, finché non si creano condizioni psicologiche adeguate alla successiva riorganizzazione” (John Bowlby, 1982)

Le trasformazioni nel tempo richiedono capacità di adattamento e di resilienza, cioè la capacità di affrontare le difficoltà e di resistere alle avversità.

L’importanza del legame attraverso il contatto della pelle e la vicinanza dei corpi subito dopo la nascita, è un elemento assai importante e oggetto di studio e ricerca.

Noi siamo esseri sociali, bisognosi di contatto.


“La nascita è un distacco dall’altro, simboleggiato dal taglio di un cordone che lega, vissuto dalla madre anche come un lutto e dal neonato come compromissione della vita stessa e per continuare a vivere, è necessario che il bambino stia adagiato sul corpo caldo della madre e attaccato al seno che nutre, altrimenti senza latte e senza calore muore” (Vittorino Andreoli, 2007). 

Ruolo centrale, che determina lo sviluppo delle strutture psichiche nelle prime fasi della vita, è svolto dalle relazioni interpersonali, le quali continuano poi per tutto l’arco della nostra vita, a esercitare importanti influenze sulle attività della mente. 

Fin dalla nascita, il bambino, appare predisposto in modo naturale all’interazione attiva con l’esterno, dimostrando particolare attenzione verso il volto umano, il suono e il tono della voce. In questo, la madre, in modo naturale, si pone con sintonia in relazione con il proprio bambino. Va così costituendosi una 

Danza interattiva fatta di ritmi e caratteristiche formali che appartengono solo a quella specifica diade.[4]

  • Il sistema ludotecario a Firenze

Le ludoteche sono spazi pensati per le bambine, i bambini e le loro famiglie.
Spazi per la promozione della cultura del gioco e del giocattolo, ma anche della relazione e della collettività. Le ludoteche favoriscono la socializzazione, le capacità creative ed espressive, lo sviluppo dell’autonomia di chi le frequenta, accogliendo minori tra gli zero e i quattordici anni, accompagnati da un adulto di riferimento. L’accesso alle ludoteche comunali di Firenze prevede un’iscrizione gratuita. 

Le attività e gli spazi sono articolati per fasce d’età. Strutturati affinché permettano differenti stimoli senza tralasciare le svariate esperienze ludiche.

Le ludoteche sono luoghi di comunità, dove la società si forma e trasforma imparando a vivere e crescere insieme.

I bambini vivono un ambiente ludico che nasconde principi educativi e trovano nell’adulto un compagno di gioco e condivisione.

“Il termine Ludoteca è usato secondo varie accezioni, ma nel senso più proprio designa un luogo destinato al gioco e al divertimento, spesso di proprietà pubblica, che sia gestito da educatoriprofessionisti, educatori del tempo libero, animatori ludici o insegnanti.

Una ludoteca è un luogo protetto e stimolante per esperienze di socializzazione e amicizia che offre la possibilità di conoscere e utilizzare una grande quantità di giocattoli, difficilmente a disposizione di un singolo. Riveste una funzione educativa e aggregativa, in quanto spazio di ritrovo con finalità ricreative, di apprendimento e culturali. Può anche essere inserita in contesti pedagogici più ampi, collegata ad altri servizi sociali come la scuola.

I giochi a disposizione possono essere molteplici, frutto di acquisti pubblici o di donazioni.”[5]

Nell’area del comune di Firenze sono presenti dieci Ludoteche, tra queste La Carrozza di Hans, situata nel Quartiere 4, presso Via Canova. 

  • La Carrozza di Hans

Negli spazi ludici della Carrozza di Hans[6], viene fatto molto riferimento al modello pedagogico dell’Educazione Attiva[7] e Cooperativa[8].

L’educazione Attiva muove da esperienze concrete e dalla sperimentazione personale dei processi di apprendimento, intesi come processi cooperativi nei quali i diversi soggetti in gioco crescono insieme nella relazione.

L’utenza è protagonista attiva, assieme agli educatori, di un’esperienza di cambiamento e sviluppo. La relazione educativa è letta come esperienza di vita e le attività che vengono proposte, pongono in primo luogo attenzione al reale coinvolgimento dei bambini e delle persone a cui si rivolgono.

Ecco che l’apprendimento non è più inteso come una trasmissione di sapere, ma come processo di elaborazione rilevata dall’esperienza e dal fare insieme.

All’interno della Ludoteca La Carrozza di Hans, la cura delle competenze relazionali e delle abilità sociali, è un focus metodologico ampiamente sostenuto.

Nell’azione quotidiana viene posta al centro la relazione, declinandola in ogni suo aspetto: relazione con sé, con l’altro, con lo spazio.

Ecco perché la ludoteca può incidere sulla qualità di vita delle famiglie che la vivono, attraverso la promozione di esperienze positive di scambio, incontro con gli altri, ma anche con il mondo che vivono. 

La carenza di esperienze culturali significative, la mancanza di una visione estetica e positiva del mondo che viviamo, l’incapacità di riconoscere e rispettare ciò che ci circonda, sono alcuni dei motivi che portano al degrado dei contesti sociali e ai quali gli educatori della Ludoteca, cercano di far fronte. L’intento delle proposte laboratoriali e delle relazione coltivate, hanno come scopo quello di promuovere e co-costruire Cultura attraverso riflessioni, scambi di idee e esperienze.

A partire da Gennaio 2020, la cooperativa sociale L’Abbaino che già era presente dal 2017 tramite bando all’interno della servizio a giorni alterni nelle ore pomeridiane e il sabato mattina, si è aggiudicata il secondo lotto della struttura comunale, aprendo al pubblico con pieno orario da parte degli educatori della cooperativa.

Questo ha previsto un nuovo assetto organizzativo e il desiderio di fortificare il pensiero educativo e promuovere lo spazio come un centro teso alla collettività e all’esperienza educativa.

Il progetto, che è in continuità con il lavoro avviato, porrà particolare attenzione alla dimensione relazionale e alla costruzione di un gruppo coeso e inclusivo, dove i partecipanti possono confrontarsi e crescere insieme partendo dalla comune esperienza della cura dei bambini e delle loro famiglie.

L’intento è quello di creare un ambiente protetto, creativo e accogliente, ma non da meno, stimolante, dove sperimentare relazioni positive, riconoscendo negli altri ricchezza e risorsa per la personale crescita, ma anche per promuovere esperienze formative e di cultura educante. 

Il focus di questo nuovo progetto è proprio l’incontro tra famiglie, in un contesto che vede, attraverso il personale attivo da tre anni sul quartiere, consapevolezza del territorio e in stretto contatto con numerose famiglie che trovano nella ludoteca un porto sicuro per la cura di sé e della propria famiglia.

I passi fatti, hanno promosso e curato esperienze di inclusione e socializzazione per i bambini, ma anche per gli adulti, che sono utenza attiva.

L’idea ha mosso verso il contrasto delle situazioni di povertà educativa, con la presa in carico e prevenendo situazioni di disagio, accogliendo famiglie a rischio di isolamento culturale.

Con il nuovo appalto, ci si propone di fortificare i principi che muovono il progetto educativo, ponendo particolare attenzione a quella fascia di utenza che frequenta gli spazi nelle ore mattutine, piccoli gruppi di adulti e bambini che non frequentano il Nido, i quali troveranno in Ludoteca, occasione per vivere momenti di convivialità e socializzazione, nell’ottica di seminare nei bambini la società di domani, avendo cura della relazione e degli obiettivi di educazione al sociale.

  • La stanza sensoriale: obiettivi principali del setting

Quale prerogativa oggi, quella di mettere in luce ed evidenziare i 5 sensi all’interno di una ricerca epistemologica?

Appare come una ri-scoperta quanto mai necessaria, giacché le sensibilità dei bambini oggi, a Firenze, non hanno a disposizione ambienti plurisensoriali, informali, naturali, caratteristici dell’infanzia di un passato più prossimo.

Oggi difficilmente sono permesse occasioni di esplorazione libera del territorio e occasioni, dove il corpo possa muoversi e mettersi alla prova diretta con ciò che incontra. 

Nel passato, molto spesso si creavano occasioni per apprendere attraverso gli errori, correndo qualche rischio. Gli adulti si dimostravano meno attenti e di conseguenza i bambini erano più liberi di fare.

Ma oggi la sensorialità dei bambini è depotenziata e l’impiego dei sensi è eterodiretto. I bambini si limitano a vivere esperienze ridotte al touch-screen su schermi di differenti dimensioni.

Avvolti dall’iper-protezione, i bambini sono espropriati delle esperienze autentiche che gli offrono occasioni per mettersi in contatto e alla prova con il mondo e il concreto. I bambini sono privati delle occasioni, di allenamenti, per rispondere ai bisogni originari del corpo in movimento, dei sensi in azione.

Progettare consapevolmente lo spazio, in funzione del benessere fisico e psicologico del bambino, permette di creare ambienti propositivi in grado di accogliere il movimento, l’attività creativa e la ricerca della propria personalità. 

Il progetto attivato ha lo scopo di rendere partecipi dell’importanza di un percorso di esperienze, genitori e educatori.

Saranno illustrate alcune attività che possono essere proposte a piccoli gruppi di bambini, anche con età promiscue, altre esperienze invece, possono essere svolte singolarmente.

Ogni attività proposta, permette di rilevare agli altri la bellezza del fare e il piacere di mettersi in gioco “gustando” le differenti proposte sensoriali, dimostrando al contempo la validità e l’importanza educativa del materiale naturale e derivato, semplice e strutturato.

Attraverso un’osservazione attiva e costante, si evince la necessità di spazi che rispondano ai bisogni di crescita dei bambini, che sono differenti, appunto, in funzione del loro sviluppo.

Ecco che si è creata l’occasione, dopo progettazioni e riunioni con il coordinamento di servizio, per intervenire sugli ambienti e apportare modifiche consistenti tese a fornire le migliori offerte educative.

Nello specifico di questa relazione, riporterò la riorganizzazione dello spazio ludico 0-3, un ambiente che per tutto il tempo di osservazione precedente, si presentava diviso su due stanze, lontane l’una dall’altra.

La prima definita come stanza morbida e di motricità, unita a un angolo lettura, la seconda denominata come “stanza dei tesori”, alludendo alla tecnica ludica del “Cestino dei Tesori” di E. Goldschmied[9], ma di fatto priva di qualsivoglia stimolo e dunque disorganizzata rispetto a fini educativi e di stimolo sensoriale.

Il tempo dedicato alla prima osservazione, ha permesso di notare come in realtà, all’interno delle stanze, vi fosse mancanza di stimoli, data dalla povertà dei materiali presenti, vedendo in prima linea giochi di plastica e peluche e quindi la percezione di stanze tese all’offerta di scoperta attraverso il canale del tatto, ma anche in questo caso limitato. Inoltre, anche l’ambiente predisposto per il movimento non era sufficientemente stimolante e ben organizzato per permettere l’autonomia.

Tale organizzazione ha fatto si che spesso i piccoli si rifugiassero nelle stanze a loro dedicate, assieme alle loro famiglie, solo per ripararsi dall’inquinamento acustico generato dall’alta folla che popola la Carrozza di Hans, ma che comunque vedeva fruirne per brevissimi tempi e con poco interesse e con approcci disomogenei i piccoli accompagnati dalle loro familgie. L’esplorazione si dimostrava nulla e la fantasia non era certo stimolata.

Gli obiettivi pedagogici delle proposte:

Il cestino dei tesori[10] è per sua definizione un contenitore che accoglie oggetti. Solitamente viene presentato in un angolo “morbido”, dove i bambini che iniziano ad assumere la posizione seduta, possono stare e interagire con i piccoli tesori.

Il cestino ospita un vasta e preziosa raccolta di materiali semplici e oggetti di diversa provenienza, ma comunque della realtà quotidiana che circonda il bambino. I materiali e gli oggetti vengono scelti con criterio dall’ambiente naturale, dall’ambiente artificiale e derivato. 

L’idea è quella di stimolare i sensi, dunque gli oggetti avranno l’obiettivo di poter essere toccati, ma anche annusato, suonati e osservati.

Il gioco euristico[11] è fonte di notevoli sviluppi a differenza del precedente Cestino. 

Questo, diventa un’occasione di sperimentazione sempre più complessa e consapevole, in quanto è arricchita nella quantità e nella tipologia degli elementi divisi per genere nei loro recipienti.

I bambini, attorno ai due anni, si dimostrano particolarmente interessati per i materiali naturali, per ciò che appartiene alla loro quotidianità e al mondo artificiale. 

L’esperienza ha dimostrato come i bambini imparino a fare e risolvere da soli, come siano in grado di raggiungere la conoscenza sensoriale e la scoperta del comportamento che gli oggetti hanno a seconda del loro utilizzo. 

Queste attività sono predisposte nella stanza e rimangono a disposizione per l’esplorazione libera, singola o con i pari. 

L’evoluzione della proposta avviene poi dietro la porta del laboratorio predisposto per la fascia 0-3 anni, che si tiene con appuntamento fisso una volta a settimana. In questa occasione, le proposte sono diversificate, seguendo una programmazione condivisa tra il personale e organizzata su tema mensile. Ma le proposte euristiche che vengono proposte, sono organizzate in “postazioni di lavoro”[12] individuale, ma condivise nell’ambiente.

Con il passare del tempo, l’esperienza ha visto partecipare gli stessi bambini e questo ha permesso di soddisfare nuove esigenze, legate allo sviluppo e alle sempre più nuove necessità di crescita.

Ecco che le postazioni di lavoro sono diventate comuni, vedendo la presentazione, con i vari elementi raggruppati per genere.

L’attività così strutturata consente ora ai piccoli una differente e più ampia possibilità di movimento, favorendo una diversa percezione nell’impiego dei materiali e promuovendo l’incontro con l’altro, dando così vita all’inizio della prima forma di cooperazione.

Prima dell’avvento della Psicologia dello sviluppo, i bambini erano considerati degli adulti in miniatura. Con il tempo, l’infanzia ha iniziato ad essere riconosciuta come una tappa e una fase autonoma dell’età evolutiva. Ecco che negli anni è stato possibile riconoscere nell’adulto, il frutto delle esperienze che questi ha vissuto nella sua infanzia.

Anche lo sviluppo psicomotorio del bambino segue determinate fasi evolutive, le quali, non necessariamente evolvono tutte con la stessa regolarità.

Non ci sono momenti prefissati nei quali dovrebbero accadere determinate cose; non tutti i bambini imparano a camminare o a tenere cose in mano, nel solito mese di vita. Ogni bambino ha i suoi tempi.

È però altrettanto vero che esistono le fasi di crescita, ovvero intervalli temporali nei quali i bambini sono predisposti ad acquisire specifiche capacità. 

Negli spazi della ludoteca sono stati presi in considerazione tutti i passaggi di sviluppo del bambino, al fine di poter rispondere ampiamente alle sue necessità. Le stanze dedicate alla fascia 0-3 prevedono spazi morbidi, cuscini, moquette, piani di appoggio. Inoltre, anche i giocattoli e i materiali a disposizione, sono pensati in funzione, oltre che delle altre sfere sensoriali, anche per favorire e promuovere il movimento.

  • Conclusioni

I mesi che si sono protratti antecedentemente all’emergenza del Paese a seguito del virus Covid-19, hanno visto il personale del servizio educativo, intento ad incrementare le soluzioni cucendole sull’utenza che vi aveva accesso. 

Sono stati favoriti i momenti di convivialità e appartenenza al luogo e le famiglie hanno risposto con entusiasmo. 

I risultati si possono vedere grazie agli incrementi delle iscrizioni, nello specifico della primissima fascia d’infanzia[13].

Inoltre a sottolineare il buon funzionamento del lavoro, vi è la presenza costante delle stesse famiglie nel frequentare la ludoteca, a testimonianza dello sviluppo di un interesse e di un legame sempre più consolidato tra i frequentatori.

I bambini hanno risposto con entusiasmo ai differenti stimoli proposti dal nuovo assetto delle stanze, dimostrando particolare interesse per il gioco autonomo e l’esplorazione, fino anche alle occasioni di gioco sociale.

I laboratori proposti hanno visto esperienze sensoriali tese a stimolare momenti conviviali, portando occasioni di sperimentazione positiva. Le tecniche sensoriali che si appellano ad esperienze artistiche, nello specifico della pittura, promossa con diversificate tecniche, hanno suscitato maggiore interesse. Le famiglie si sono affidate all’esperienza degli educatori in servizio e si sono concessi occasioni laboratoriali che hanno visto i partecipanti uscirne entusiasti e arricchiti di differenti occasioni da riproporre anche all’interno delle loro case.

Altro momento di forte interesse è stato creato dalle occasioni di attività motorie guidate. Momenti che hanno permesso ai piccoli di vivere esperienze ludico-motorie progettate per promuovere lo sviluppo e la relazione.

Purtroppo il servizio è stato sospeso dal 5 di Marzo 2020 limitando la possibilità di poter garantire alle persone una continuità.

Ma a testimonianza del desiderio di vicinanza sociale, gli educatori, se pur senza riconoscimento economico, si sono impegnati nel promuovere attività a distanza sfruttando i canali social, garantendo proposte che le stesse famiglie potessero rivivere all’interno delle loro abitazioni e con ciò che era a loro disposizione come materiali.

Un segno fortemente sociale, un segno educativo, anche in questa occasione di lontananza forzata, per poter comunque sostenere tutte quelle persone che si sono sempre affidate al servizio educativo della Carrozza di Hans.

Inoltre, gli educatori si sono volontariamente impegnati nell’intento di sostenere le relazioni e creare occasioni di risposta alle sempre più stringenti esigenze genitoriali. È stata promossa un’offerta al comune di Firenze (che è ancora oggi in fase di valutazione), tesa a creare occasioni concrete. 

La necessità per le famiglie che rientrano a lavoro e per quelle che da mesi ormai si trovano rinchiuse in spazi limitati, di offrire ai propri figli momenti di libertà e convivialità se pur nel rispetto delle norme vigenti. La proposta avanzata dagli educatori chiede la possibilità di apertura e collaborazione con il polo culturale del quartiere. A stretto braccio con le proposte avanzate dalla Biblioteca e dal centro Sonoria, sono state valutate le differenti attività da poter promuovere all’interno del giardino (delimitato da cancelli) alla società. Occasioni che hanno insito, in primo luogo, il rispetto della sicurezza delle persone che vi dovrebbero accedere e i lavoratori che andrebbero a sostenere tale lavoro, ma anche la risposta al desiderio di far ripartire una socialità in presenza e il supporto di attività educative. 


[1] Rassegna Bibliografica 3/2010, art. A. Fortunati – L. Campioni, Il sistema integrato dei servizi educativi per la prima infanzia. Linee di tendenza, crescita e potenzialità. In Cittadini in Crescita, Nuova serie n.1 (2010), p. 51-59

[2] V. Boffo, Relazioni educative: tra comunicazione e cura. Autori e testi, Rimini, Maggioli Editore, 2016 p. XIII

[3] In seguito all’emergenza COVID-19 non è stato possibile inserire i dati relativi all’andamento, in quanto impossibilitata a recuperarli dal posto di lavoro. 

[4] Stern D., Le interazioni madre bambino, Milano, Raffaello Cortina, 1998

[5] Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Ludoteca

[6]https://educazione.comune.fi.it/system/files/2019-03/visita_carrozza%20di%20hans-conv.pdf

[7] L’attivismo pedagogico è un metodo educativo che ebbe origine alla fine del XIX secolo, prevalentemente ad opera del filosofo Americano John Dewey.

L’influenza di Dewey nella pedagogia moderna, americana ed europea, è stata paragonata a quella di Jean-Jaques Rousseau nell’Ottocento.

[8] L’Educazione cooperativa è, in sintesi, l’educazione ai valori, ai principi, alla conoscenza ed alla pratica cooperativa. Essa è un progetto nato in ambito scolastico in seguito alla riforma detta della “buona scuola” ed è stato proposto dall’Associazione Cooperativa Scolastica (ACS). Il progetto offre la possibilità agli istituti italiani di qualsiasi genere di fornire agli studenti le giuste competenze per il lavoro, dirette soprattutto alla cooperazione, utilizzando nell’impianto educativo una metodologia scolastica flessibile, caratterizzata da contenuti che variano in base all’indirizzo o in base alla materia in questione.

[9] Pisco-pedagogista britannica.

[10] E. Goldschmid, S. Jackson, Persone 0-3 anni, Edizioni Junior, Bergamo, 1996

[11] E. Goldschmid, S. Jackson, Persone 0-3 anni, Edizioni Junior, Bergamo, 1996

[12] Spazio organizzato e definito dove si determina lo svolgersi dell’attività.

[13] Consultare allegati 1 e 2 in fondo alla relazione.

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