Masturbazione nell’infanzia: cosa faccio?

Masturbazione nell’infanzia: cosa faccio?

L’autoerotismo nei bambini è un argomento delicato tanto quanto ricorrente. Mi capita spesso che i genitori si rivolgano a me per comprendere l’argomento e trovare proposte da attivare con i propri figli. Ma è anche fatto quotidiano il confronto con colleghi che chiedono su che atteggiamenti attivare quando questo avviene nei servizi educativi.

Prima di tutto è opportuno precisare che la manifestazione di questi comportamenti non sono sinonimo di disturbi, ma comunque hanno necessità di essere accompagnati con attenzione e cura.

Durante le supervisioni, insegnanti ed educatori mi riportano la fatica della gestione dei bambini e delle bambine che manifestano la masturbazione coatta, ovvero quando si manifesta in modo intenso e frequente.

I genitori arrivano intimiditi e spaventati, non comprendendo i comportamenti e pieni di domande su cosa fare.
Ogni genitore si confronta con questo tema a modo suo: ci sono genitori che non vogliono assolutamente prendere in considerazione la possibilità che il loro bambino o la loro bambina si masturbi o passi per l’esperienza di auto-stimolazione del piacere attraverso l’esplorazione; altri che tollerano l’autoerotismo solo a casa oppure da una certa età in poi; ci sono ancora molte distinzioni di genere sul tema, dove viene tendenzialmente più accettato l’autoerotismo maschile. 

Ma vediamo di cosa stiamo parlando e come attivare le giuste proposte per aiutare i bambini.

Cos’è la masturbazione infantile?

La masturbazione infantile è del tutto normale, una tipica tappa dello sviluppo attraverso la quale bambini e bambine scoprono il proprio corpo, le sensazioni di piacere che ne scaturiscono e che possono procurarsi attraverso di esso.

Quando il bambino matura il controllo volontario dei movimenti (6/7 mesi), iniziano le prime attività auto-stimolatorie (dondolandosi, strusciandosi o stringendo le cosce ecc.)
Il ricorso all’autoerotismo è da considerarsi importante e deriva dalla scoperta di uno strumento adatto a soddisfare bisogni fisici e psicologici. Tuttavia, le regole sociali impongono che ci siano comportamenti che si possono fare in pubblico e altri che non si possono fare e come per i bisogni fisiologici, alimentari, di igiene ecc, che progressivamente i genitori introducono nei figli, anche la questione della sessualità deve prevedere di essere gestita e affrontata.

E’ opportuno sapere che la masturbazione in alcuni casi può diventare un mezzo di auto-consolazione. I bambini dimostrano quindi strategie di auto-aiuto che mettono in moto nei momenti di difficoltà o di auto-regolazione nei momenti di noia, fatica, frustrazione.

Se la masturbazione in sé, come dicevamo, è assolutamente tipica e normale, quello che desta un pensiero in educatrici, insegnanti e genitori è principalmente la forma coatta.

Quando i bambini e le bambine utilizzano la masturbazione come strategia auto-regolativa li ritroviamo in momenti tendenzialmente definiti:

  • durante il momento dei pasti, con particolare manifestazione nelle pause tra le portate
  • durante le attività di gioco libero
  • nei tempi di transizione delle routine

L’attivazione di questo comportamento può essere messo in campo dal bambino come strategia per regolare l’emozione del momento, come ad esempio la noia o la difficoltà nel fronteggiare una specifica situazione. In questi casi, il bambino tenderà a consolarsi attraverso il contatto con il proprio corpo per portarsi sensazioni di piacere e cercando quindi una soluzione in autonomia.

Trattandosi di strategie che in autonomia il bambino attiva è opportuno riconoscerla anche come una competenza, ma come adulti che se ne prendono cura, è importante accompagnarlo a trovare anche modalità di auto-aiuto differenti e che certi atteggiamenti, essendo intimi, è importante saperli gestire in contesti adeguati rispettando la loro intimità. La masturbazione infantile non è sbagliata e perciò non è da vietare, ma ha bisogno di prevedere il supporto dell’adulto affinché i bambini sviluppino un’autoregolazione socialmente adeguata.

Nei servizi educativi, ma anche a casa, quando possibile, sarebbe opportuno prevenire i momenti di fatica; attraverso l’osservazione è possibile intercettarli e lavorare sulle routine, sui tempi, il ruolo dell’adulto, andando quindi incontro ai bisogni emotivi dei bambini.

Ad esempio, per alcuni bambini è complesso e faticoso gestire il gioco libero, perché richiede una significativa capacità progettuale relativa al gioco stesso, in quanto l’obiettivo è quello di organizzarsi e gestirsi autonomamente regolando le proprie emozioni e i comportamenti senza essere costantemente sostenuti dall’adulto.

Per alcuni bambini e bambine è molto semplice affrontare questo momento, per altri invece è piuttosto sfidante e l’autoregolazione diventa faticosa. Ecco che la masturbazione infantile può diventare, quindi, per quel bambino o bambina, una strategia di risposta alle proprie esigenze.

Come dimostrarsi adulti di educanti?

Prima cosa da fare è quella di osservare e cercare di capire quali sono i momenti della giornata dove si manifestano tali atteggiamenti.

Le occasioni più critiche e difficili spesso vengono rintracciate nei momenti di passaggio tra un’attività e l’altra, nel gioco libero, durante il pranzo, nelle occasioni di cambiamento: in questi spazi i bambini spesso si annoiano, ma possono anche dimostrare di essere stanchi o addirittura sovrastimolati. Altre occasioni possiamo osservarle quando i bambini in funzione di attività o tempi e spazi possono sentirsi frustrati e incapaci di organizzarsi in quella determinata situazione, oppure perché faticano a relazionarsi con un altro bambino; nel distacco dall’adulto…

Se ci accorgiamo che la masturbazione infantile si manifesta in uno o più momenti specifici, consideriamo quel frangente come faticoso: sta all’adulto aiutare i bambini e le bambine a regolare le loro emozioni.

Impiegare lo strumento dell’osservazione ci aiuta ad orientarci sulle difficoltà reali per poi proporre azioni preventive o da inserire nella situazione.

Ad esempio potremmo valutare di proporre al bambino dei “compiti” da svolgere durante i momenti di transizione oppure creare dei momenti di scambio comunicativo. Oppure di ridurre coinvolgere il bambino in gruppi più contenuti se abbiamo osservato che il grande gruppo gli porta difficoltà regolative.

Abbiamo definito che la masturbazione, sia coatta o saltuaria, non va vietata, il nostro compito è quello di aiutare i bambini e le bambine a comprendere che quel comportamento può essere agito solo nella propria intimità.

Quindi come lavorare sul piano concreto?

  • Proviamo a rispecchiare le loro emozioni legate al contesto che stiamo osservando comunicando ed impiegando un linguaggio accogliente;
  • dai 4 anni esplicitare che l’auto-contatto del proprio organo sessuale non è da farsi davanti a tutti e in qualsiasi ambiente. Le parti intime sono parti preziose del nostro corpo e da toccare nella propria intimità;
  • offriamo delle attività alternative

In conclusione: è importante non giudicare in modo negativo il bambino/a o il loro comportamento: trasmettiamo il concetto che non sia sbagliato masturbarsi, ma è socialmente inappropriato farlo davanti agli altri.

E’ importante e necessario educare il bambino a discernere i luoghi e i momenti adatti, favorendo anche così lo sviluppo di una sessualità consapevole. Quando il ricorso all’autoerotismo è molto frequente e accentuato per prima cosa è bene chiedersi se la qualità di tempo che i genitori dedicano al figlio è adeguata e se non ci sono conflitti importanti nel sistema famiglia: spesso bastano poche attenzioni in più per ridurre le frustrazioni e far tornare il tutto entro comportamenti adeguati e accettabili.

Sarà invece opportuno contattare un professionista se le attenzioni che hai attivato con costanza e attenzione non portano allo scopo prefisso.

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